Diamante Nero
Diamante Nero di Céline Sciamma, 2014
Un ritratto sincero e non retorico dei sogni, delle aspettative, dei bisogni e degli errori da commettere che un'adolescente percepisce in modo tanto confuso quanto pressante.
“Volevo fare un film sull'amicizia femminile, raccontare una storia di gruppo, la scintilla è arrivata dall'osservazione delle ragazze che incontro regolarmente a Les Halles, in metro e a volte alla Gare du Nord: sempre in gruppo, rumorose e esuberanti. Per saperne di più, sono andata a cercarmi i loro blog, finendo per restare affascinata da quell'estetica, da quello stile, da quelle pose” spiega Celine Sciamma, che conclude così la sua trilogia sull'adolescenza ( Naissance des pieuvres, 2007; Tomboy, 2011).
Il titolo originale “bande de filles” richiama un'esperienza, quella del gruppo da parte della sedicenne Marieme, che è stata descritta e rappresentata come un passaggio identitario segnato da esplorazioni e cambiamenti che sembrano spingere la protagonista oltre i confini di un quadro fin troppo definito.
Marieme vive infatti un contesto famigliare e sociale che le offre poche opportunità, e avvertito come opprimente, e lei sceglie di contrastarlo a suo modo. Lo spettatore la segue nei suoi tentativi di dare forma a qualcosa di diverso, di “darsi una forma” fino alla fine della pellicola, accantonando via via le ipotesi che nascono ad ogni suo movimento, fino ad arrendersi insieme a Marieme all'incertezza del futuro.
Per leggere l'intera intervista alla regista: Intervista su repubblica